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Spettacoli del 4-10 Novembre 2013

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Recensioni del pubblico

Diario di viaggio d'un “Rompiscatole” Teatrale (Puntata #3)

(N.b: Non è una recensione, semmai una serie di considerazioni personali. Non faccio il Critico nella vita.)

Caro F. Dostoevskij,

devo dire era molto tempo che non andavo a Teatro, un po per scelta ed un po per poca voglia, tutto considerato il fatto che lavorandoci come tecnico ormai quando entro in una sala la prima cosa che guardo è dove sono i dimmer, come sono posizionati i proiettori e quante piste ha la console... ma tralasciamo questo noioso argomento personale.

Anche il panorama attorno al Teatro “Agorà 80” (i giovani d'oggi la chiamano “Location”), ha senso d'esser citato poiché questo si trova nel cuore ardente della città eterna, ad un passo dal quartiere Trastevere ed alle spalle del tristemente noto carcere romano “Regina Coeli”, che tuttavia nonostante la sua imponenza (reale ed ideale), riesce a fondersi perfettamente nell'antico complesso di palazzetti e casupole dello storico quartiere, concedendo uno sfondo più che evocativo ad una serata all'insegna della Cultura, oltre che del piacere intellettuale ed estetico. Ma torniamo all'argomento di cui volevo dirti... ovvero lo spettacolo.

Il solo arrivare di fronte al Teatro, mi mette di buon umore: poche chiacchiere all'ingresso, prima di entrare in un foyer ampio, chiaro, spazioso. Mi guardo attorno per osservare i molti diversi astanti in attesa di entrare nella sala: ben vestiti e sorridenti, irradiano una piacevole sensazione di leggerezza e sicurezza che pare sussurrarmi dolcemente tra le righe “Aoh, je l'hai fatta a tornà”, che s'abbatte sui miei vestiti logori, il taglio di capelli impossibile e la mia poco adatta parlata grezza come lo schiaffone di un'antica madre trasteverina al figliolo briccone.

Dopo aver pagato il biglietto, mi infilo felinamente (ma potrei dire “Panteganamente”, sfruttando un neologismo che renda la romanità del mio essere) nella sala in cui si svolgerà lo spettacolo: mi sorprendo positivamente quando noto che è ancora vuota, e m'avvio al punto da cui la visuale sarà più ampia... e guarda caso è di fianco alla console luci. Basta attendere un po di tempo per osservare con enorme piacere un gran flusso d'umanità lentamente appropinquarsi ai propri posti, attendendo pazientemente (un po strettini, oltre che pazienti) che lo spettacolo cominci.

Le luci calano, e il tutto procede in modo inaspettato: si, perché proprio a causa della mia noiosa natura critica, nonché tecnica, sono sempre portato a valutare in modo piuttosto rude e insolito ciò che vedo, e difficilmente rimango impressionato da una messa in scena. Questo è stato un felice caso in cui posso dire con piacere d'essere uscito con il sorriso, al termine della serata.

Voglio raccontarti, caro F. Dostoevskij, non la trama (che poi ben conoscerai) ma, le mie impressioni. Ah, già... non t'ho detto di che spettacolo si tratta: L'Anniversario, di A. Cechov.

L'inizio della scena ed il primo atto dello spettacolo fornisce agli spettatori, anche ai meno abitudinari dell'ambiente teatrale, gli strumenti necessari a comprendere non solo quanto poi seguirà, ma specificatamente il luogo in cui essi si trovano, e con esso anche lo Spirito con cui dovranno affrontarlo e trarne benefici non solo all'interno della sala teatrale, ma anche all'esterno d'essa. Il lavoro della coppia di attori, nelle parti di un barbone infilatosi di straforo nel Teatro e di un Direttore artistico alle prese con uno sciopero degli Attori, inseriti in una scenografia minimale ed immobile dal primo al secondo atto, risulta buono fin dal principio, con tempi di battuta e d'azione rapidi, serrati e molto ben orchestrati. Sfruttando una struttura meta-teatrale in questo primo Atto, i due attori hanno la possibilità di mettersi in stretto rapporto con il pubblico e farlo calare in quel caos ordinato che è il palcoscenico, e ci riescono egregiamente, in un misto di comicità e cinismo che lascia spazio alla risata ma soprattutto induce ad una più profonda riflessione sulla nostra strana attualità e quotidianità. Volendo fare note più tecniche e di valutazione sul questo primo atto, si potrebbe dire che forse si dilunga eccessivamente e che, sebbene non sia stato questo il caso, potrebbe essere mal recepito dal pubblico creando uno stato d'attesa dovuto alla poca immediatezza a cui una tale estensione del testo potrebbe indurre, soprattutto dovuta allo scopo che si prefigge e di cui già ho fatto nota. Per esser proprio puntigliosi, l'Attore che troviamo nella parte del Barbone (a cui spetta un ruolo centrale anche nel 2° Atto) non rende completamente l'interpretazione di questo personaggio dai toni chiaroscuri, il quale ho sentito manchevole di completa caratterizzazione, forse a causa del più complesso e difficile ruolo che lo stesso attore dovrà affrontare nel 2° atto. Inoltre (e questo rientra, purtroppo, nel gusto personale) l'interpretazione sebbene di buon livello ed estremamente convincente nel complesso, alle volte proprio a causa dell'espediente meta-teatrale a galvanizzare gli attori, trova connotazioni troppo “macchiettistiche” e rischia di uscire dall'argine tragicomico per trasformarsi in farsesco e perdere di credibilità, quando si trova ad affrontare i temi più drammatici cui si rivolge al termine dell'atto primo.

Non ho citato ancora una delle perle della regia, che è l'assenza di musica registrata o riprodotta dai moderni sistemi elettronici, e sapientemente sostituita nella scena da un vero e proprio musicista, in questo caso, Fisarmonicista (già di mio amo la fisarmonica, poi vederla suonata in Cechov mi ha praticamente commosso). L'interludio tra i due atti viene consumato con una splendida musica, e legato con alcune battute che danno inizio all'atto secondo. In questo, vero e proprio testo di Cechov, c'è da sottolineare e complimentarsi con il lavoro di regia che è stato compiuto, e che ha reso gli attori perfettamente in grado di affrontare il testo di un gigante del teatro qual'è Cechov.

Differentemente dal primo atto, qui troviamo ben quattro attori, che devo dire senza false cortesie, ho trovato perfettamente centrati nella scena e nelle parti loro assegnate, resi in grado da una regia più che precisa ed attenta, di rendere allo spettacolo una rotondità che difficilmente si trova negli ultimi tempi. La commedia quindi si snoda senza eccessi, né mancanze, rimanendo sempre godibilissima in ogni suo momento e regalando molto divertimento e sorrisi al pubblico, che attento e presente dal suo principio fino al suo termine, rapito non solo dal testo, ma soprattutto dalla resa incredibilmente morbida e leggera che questo spettacolo ha incarnato pienamente. Non posso sottolineare alcuna interpretazione in particolare poiché complessivamente tutti gli attori e le attrici hanno saputo mantenere un buon livello recitativo e soprattutto molto uniforme, non prevaricandosi o creando dislivelli agli occhi dello spettatore, ma anzi garantendogli una stabilità estetica degna di nota, nonché un'ottima prestazione attoriale che è valsa loro una cascata di applausi concitati anche da parte mia (cosa strana, perché in genere mi ritrovo a guardare gli spettacoli con gli occhi sgranati e l'aria confusa). Tratteggiando l'unica imperfezione (a mio avviso) di questo secondo atto, c'è da dire che gli attori mal si levano di dosso le vesti meta-teatrali dell'atto precedente, ed a volte continuano a rivolgersi al pubblico, anche involontariamente, creando una certa qual incomprensione con quest'ultimo, non troppo convinto sul da farsi (“che faccio, rispondo o no?”). Oltre a questo non c'è molto altro da aggiungere : i tempi d'azione e di battuta rapidi e incalzanti hanno saputo stregarmi e non posso che complimentarmi vivamente con regia e corpo attori.

Ah. No: unico tasto dolente a mio avviso (ma è il mestiere, che ci volete fare...) è la mancanza di un vero e proprio “comparto illumino-tecnico”, sebbene nel secondo atto vada più che bene il semplice piazzato, avrei improntato maggiormente un gioco di luci nell'atto primo, più scuro e meditativo, favorendo dunque anche all'occhio dello spettatore il tema proposto.

Ad ogni modo, F. Dostoevskij... se passi da Roma in Febbraio (ti confermerò la data su Skype), vedrò di portartici, poiché credo avresti piacere nell'osservare uno spettacolo ben realizzato e soprattutto ben riuscito. Magari riuscirò a congratularmi anche con attori e regista, la prossima volta.

Con affetto,

Luca Theòs Boari Ortolani

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